Il Gladiatore by Simon Scarrow

Il Gladiatore by Simon Scarrow

autore:Simon Scarrow
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788854126589
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2010-11-21T23:00:00+00:00


CAPITOLO DICIOTTO

Nei giorni che seguirono la partenza di Catone, Macrone continuò a far lavorare alacremente la popolazione alla riparazione del sistema difensivo della città. Ricompattarono il muro di cinta, e gli scalpellini sopravvissuti depredarono le pietre di un tempio in rovina per ricostruire il corpo di guardia di una porta, crollato per il terremoto. Gli sforzi di Macrone si estesero anche al di fuori delle mura, dove truppe di lavoratori equipaggiate con attrezzature dell’esercito picconarono il duro terreno pietroso per scavare trincee difensive davanti alle parti più danneggiate del muro di cinta. Considerando la durezza del terreno, non c’era modo di scavare una trincea lungo l’intero perimetro della città, per cui Macrone cercò altri modi per rallentare eventuali attacchi nemici.

Convocò alcuni fabbri della città al suo quartier generale sull’acropoli e mostrò loro una delle armi difensive preferite dalla legione. C’era una piccola scatola di chiodi a quattro punte nascosta sul retro dell’armeria e Macrone ne tirò fuori uno per mostrarlo al suo ristretto pubblico. Sollevò il piccolo pezzo di ferro e lo fece cadere sul tavolo davanti a lui, dove atterrò con un tonfo metallico che fece trasalire i fabbri.

«Ecco», disse Macrone. «Vedete che atterra con la punta rivolta verso l’alto? Succede sempre così: si possono spargere nell’erba in modo che il nemico non li veda fino a quando non li calpesta. La punta si conficca nel piede e azzoppa la vittima. Di solito basta per indebolire un attacco». Macrone fissò il tribolo quasi con dolcezza. «Proprio un bello strumento. Mi ha salvato la pelle innumerevoli volte». Poi alzò gli occhi e fissò i fabbri. «Il punto è: siete in grado di produrne in grandi quantità prima che Aiace e la sua banda ci arrivino addosso?».

Uno dei fabbri si avvicinò al tavolo per dare un’occhiata da vicino al tribolo. Lo sollevò, ne saggiò il peso e annuì. «Abbastanza facile da replicare. Posso suggerire una miglioria?»

«Fai pure», lo invitò Macrone, curioso di scoprire come il greco potesse sperare di correggere un dispositivo romano.

«Così com’è è abbastanza facile rimuovere le punte. Può ferire il nemico ma forse non renderlo del tutto inabile».

«Davvero?», Macrone inarcò un sopracciglio. «Eppure sono convinto che se ti ritrovi una fottuta punta di ferro nella pianta del piede hai ben poco da ridere. Non ti pare?»

«Oh, sì, ne sono certo», concordò il greco. «Senza dubbio. Il punto è che la vittima, pur zoppicante, potrebbe comunque essere in grado di partecipare ad un combattimento, o quantomeno riuscirebbe a trascinarsi fuori dal campo di battaglia. Ma se noi uncinassimo le punte? Sarebbe impossibile a quel punto rimuoverlo. Il nemico dovrebbe cercare di rimuoverlo tagliando via brani di pelle, oppure sarebbe costretto ad aspettare di essere trascinato fuori dal campo di battaglia».

Macrone scosse la testa. «No. Se il maledetto chiodo fosse uncinato, uscirebbe subito dalla partita insieme alla sua vittima. Qual è il vantaggio? Se invece fa il suo lavoro e viene buttato via, rimane sul campo di battaglia, pronto per la vittima successiva. Capisci?»

«È vero», intervenne un altro fabbro. «Ma



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